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Attacchi di panico
Attacchi di panico

Attacchi di panico, come affrontarli al meglio

Cosa sono gli attacchi di panico e come si manifestano? Come affrontarli al meglio? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Gli attacchi di panico

Cominciamo col dire che gli attacchi di panico sono disturbi molto diffusi anche nel nostro Paese.

Per quel che riguarda l'età, gli attacchi solitamente si manifestano dopo l'adolescenza, ma non è detto che non possano cogliere le persone anche nell'età decisamente adulta. Per quel che riguarda i generi, secondo le statistiche la percentuale di donne che soffrono di questi disturbi, è superiore di due/tre volte di quella degli uomini.

Tuttavia probabilmente questi rapporti e queste percentuali non sono del tutto veritieri. Nel senso che gli uomini tendono molto meno a dichiarare i propri complessi, le proprie paure, le proprie fobie, le proprie ansie, per un fatto di natura culturale. Purtroppo la grande maggioranza degli uomini avverte ancora, erroneamente, quella sorta di superiorità che li porta a considerare un punto di debolezza il dichiarare di avere un certo tipo di disturbo. Insomma, “l'uomo è uomo” e non può avere ansie o paure di sorta. Sbagliatissimo, ovviamente.

Attacchi di panico, sintomi

Così come gli attacchi di panico a volte non sono facilmente riconoscibili e quindi non vengono curati in maniera adeguata. Una parte delle persone, col passare del tempo, tende a guarire da questi stati d'ansia, altre invece manifestano sovente delle recidive.

I sintomi degli attacchi di panico sono molti e differenziati: si va dai brividi, all'impossibilità di stare fermi, alla sensazione di soffocamento, a un senso diffuso di nausea, ad una sensazione di totale chiusura, alle vampate di calore, ad una sensazione di prurito soprattutto alle braccia e alle mani; nei momenti di maggiore intensità dell'attacco prevalgono sensazioni completamente negative e altrettanto immotivate, come il timore di impazzire e l'idea di essere entrati in un circolo dal quale non si riuscirà più.

L'attacco di panico, nella fase più acuta, può durare al massimo 15-20 minuti, tuttavia a questa condizione momentanea si associa sovente un'altra condizione di base che è quella della paura dell'insorgenza dell'attacco, e questa paura dell'attacco non è un fatto momentaneo, ma è una situazione psicologica latente che condiziona sovente, purtroppo, una parte importante della vita; sia quella familiare che quella lavorativa, che quella relazionale più in generale.

Attacchi di panico, cause

Le cause degli attacchi non sono ancora del tutto note, e comunque sono variabili. Possono essere di tipo psicologico, come la fine di un amore o un lutto importante, oppure la paura di un evento disastroso.

E possono essere di natura più fisiologica, derivanti da complessi fattori elettrochimici cerebrali dovuti alle interazioni tra neurotrasmettitori e neuromodulatori del cervello.

In effetti, l'ansia di per sé è anche una condizione positiva, perché, se contenuta in una certa misura, può anche aiutare ad affrontare meglio certe situazioni; il problema è quando, per uno sfasamento del sistema neurologico e anche psicologico, l'ansia diviene immotivata e incontrollabile, tale da condurre, in certi casi, proprio agli attacchi di panico.

È una condizione di totale irrazionalità alla quale le persone non sono in grado spesso di dare una risposta lucida, e proprio per questo entrano in una sorta di spirale dalla quale stentano ad uscire, se non col passare del tempo e solo nel momento in cui si abbia la forza di prendere coscienza dell'irrazionalità, dell'illogicità della paura stessa.

Quello stato d'ansia benevolo, quello che era semplicemente e puramente un meccanismo di difesa, salta. Invece di una luce, all'interno del nostro corpo si accendono una serie di potentissimi, paurosi riflettori che non riusciamo né a spegnere né a controllare.

Il problema è che poi tutto il corpo, o quasi tutto, reagisce in maniera anomala, dal momento che i sintomi di cui parlavamo prima, vale a dire la paura, il prurito, la tensione, la nausea e quant'altro, non fanno altro che aggravare la nostra condizione generale e non ci mettono in grado di pensare in maniera razionale la cosa più semplice possibile: che tanto, in un tempo più o meno breve, quello stato di panico dovrà passare, come succede nella stragrande maggioranza dei casi.

Purtroppo però, nei casi più gravi, v'è la tendenza delle persone a pensare all'annullamento del proprio corpo, e con esso delle nostre sofferenze. Si pensa al suicidio come extrema ratio, ma anche come ultima via. Vale a dire, come affermavamo prima, non si riesce più a pensare che, per quanto grave, gravissimo, un attacco di panico prima o poi passa.

Attacchi di panico, affrontarli al meglio

Qual è, a questo punto, l'atteggiamento più corretto per affrontare problematiche così complesse e purtroppo così diffuse?Esistono fondamentalmente due modalità di approccio alla questione, quella di tipo farmacologico e quella di tipo comportamentale.

Non c'è alcun dubbio che, qualsiasi strada vogliamo intraprendere, l'una e l'altra abbisognano di uno specialista, e possibilmente di un buon specialista che conosca a fondo la materia. Non è un'influenza, non è una gastrite, non è un mal di schiena: è una condizione complessa che deve essere affrontata con molta consapevolezza e con l'aiuto di una forte presenza esterna. Nulla di più sbagliato che seguire consigli improvvisati dell'amico e del vicino di casa.

Nell'approccio farmacologico i farmaci antidepressivi possono avere un ruolo importante, essendo in grado di ridurre in generale l'ansia e la frequenza e l'intensità degli attacchi di panico. Esistono diversi classi di antidepressivi.

Fra i più recenti troviamo il nefazodone, la mirtazapina, la venlafaxina. Più efficaci degli antidepressivi sono le benzodiazepine, le quali però hanno effetti collaterali più consistenti, come sonnolenza e problemi alla memoria. C'è inoltre una maggiore propensione alla dipendenza e i trattamenti, per evitare ricadute, devono essere abbastanza lunghi.

Da un punto di vista piscologico-psicoterapeutico, naturalmente l'approccio è di tipo diverso, comportamentale. In questi casi la persona, con una serie di metodologie sperimentate, viene aiutata ad individuare e successivamente a confrontarsi con ciò di cui ha effettivamente paura e che potenzialmente è alla base sia degli stati d'ansia che dei veri e propri attacchi di panico.

Sotto questo profilo può essere utile la psicoterapia cognitiva, tramite la quale vengono affrontate e trattate distorsioni del pensiero e convinzioni sbagliate.

Oppure possono essere applicate efficacemente tecniche particolari, come il metodo EMDR, vale a dire la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Questo metodo si è rivelato molto positivo nei disturbi post-traumatici da stress. Questo metodo è bene sia eventualmente consigliato ed applicato insieme a uno psicologo o psicoterapeuta.

In definitiva, l'approccio di tipo psicologico può evitare, se ben condotto, l'assunzione di farmaci che comunque, possono avere effetti secondari anche importanti per il fisico.


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