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Aprire un negozio ecommerce: cosa c'è da sapere

Nel 2018 aprire un negozio ecommerce può essere una eccellente opportunità di business: gestire gli affari online permette di arrivare a una platea potenzialmente molto nutrita di clienti, ma il fatto che si operi attraverso Internet non deve far dimenticare gli adempimenti da rispettare e gli obblighi di carattere fiscale e burocratico da seguire. L'apertura della partita Iva è necessaria in tutti i casi in cui la vendita online rappresenti un'attività continuativa: è proprio il caso di chi ha un ecommerce, che certo non può considerare questa opportunità una prestazione occasionale che viene svolta di tanto in tanto. Per le vendite online, il carattere di prestazione occasionale non ha niente a che vedere con il superamento della soglia dei 5mila euro di reddito, ma riguarda solo le modalità con le quali l'attività viene svolta. 

Gli obblighi fiscali

Nel caso in cui si decida di vendere degli oggetti usati su siti come Kijiji, Subito o eBay, non ci sono obblighi fiscali da rispettare, dal momento che si tratta di merce non prodotta in modo professionale. Diverso è il caso di un negozio online che viene aperto nell'ambito di un progetto di impresa: il riferimento normativo in materia è rappresentato dal Decreto Legislativo n. 185 del 1999, mentre il DPR n. 404 del 5 ottobre del 2001 impone l'obbligo di segnare sulla home page del sito il numero di partita Iva.

Gli adempimenti da rispettare

Prima di scoprire come aprire un negozio ecommerce, dunque, è importante conoscere tutti gli obblighi di carattere normativo che è bene rispettare per evitare di incappare in sanzioni dovute a comportamenti non regolari. Sul sito del negozio online, per esempio, è indispensabile la pubblicazione della normativa sulla privacy e sulla gestione dei dati personali, divenuta ancora più importante in seguito all'entrata in vigore del GDPR. Tra i diritti degli utenti c'è anche quello che riguarda la possibilità di chiedere in qualunque momento la cancellazione dal sito.

I costi

La valutazione dei costi deve tenere conto, in primo luogo, della spesa da sostenere per l'acquisto del dominio. Non possono essere dimenticati, poi, i costi necessari per la realizzazione, che in linea di massima andrà affidata ai professionisti di un'agenzia web: le tariffe dipendono dalle richieste, dagli scopi che ci si prefigge di raggiungere e dalle realtà a cui ci si affida. L'importante è che l'ecommerce sia progettato secondo i principi del responsive design, in modo tale che possa essere visualizzato senza problemi non solo da computer, ma anche da tablet o da smartphone.

Ci sono, poi, i costi di gestione e quelli burocratici: il pagamento del diritto camerale annuale, per esempio. Infine, vanno considerate tutte le voci di costo che sono connesse a qualunque attività commerciale: il versamento dei contributi previdenziali Inps, l'onorario del commercialista a cui ci si rivolge per la dichiarazione dei redditi, i versamenti Irpef, e così via. Ancora, si potrebbe pensare di promuovere il proprio negozio tramite la pubblicità o comunque con delle campagne di marketing digitale, per esempio sulla base dei servizi di Facebook Adv o di Google Adwords: anche i relativi costi vanno messi in preventivo.

Per quel che riguarda la partita Iva, può essere utile pensare in anticipo a quanto si potrebbe guadagnare nel corso dell'anno attraverso l'ecommerce: se si ha in mente di rimanere al di sotto dei 30mila euro, è consigliabile optare per il cosiddetto regime forfetario, che prevede molte meno tasse e più vantaggi di una partita Iva tradizionale.


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