Ogni volta che si visita Roma, c'è un quartiere che non si può fare a meno di visitare, se ci si vuole immergere davvero a fondo nell'atmosfera più popolare e vera di questa città.
Il luogo che maggiormente racconta della "romanità" è senza ombra di dubbio Trastevere, il rione che sorge sulle rive del fiume in cui, secondo la tradizione, la lupa ritrovò i gemelli Romolo e Remo che poi fondarono la città capitolina.
La bellezza di Trastevere è arruffata e ruffiana: non fa niente per apparirti bella, perché lo è così com'è, con il suo caos e la confusione, le bancarelle dei mercanti che si aprono come fiori ora in un vicolo, ora in un altro. Le viuzze strette costringono i corpi a scontrarsi per avanzare, per sbirciare dentro le vetrine dei tanti piccoli negozi tipici che si affacciano dagli edifici storici. Ma questo non è sgradevole, anzi, il contatto con gli altri fa sentire ancora di più l'anima pulsante di Trastevere, tra i cui vicoli sembra quasi poter vedere aggirarsi Gioacchino Belli intento a comporre le sue opere in vernacolo.
Dappertutto, si può sentire la tipica parlata romanesca, che apostrofa indifferentemente oriundi e turisti, come se fosse una lingua universale che tutti possono capire. Ma, in fondo, una lingua parlata universalmente c'è davvero: ed è la buona tavola, che mette d'accordo anche la gente straniera, così poco abituata alla cucina tipica di Trastevere.
La cucina romanesca è come il dialetto: forte, diretta, anche un po' sguaiata, ma verace, sincera, e indiscutibilmente gustosa.
Così, se si passa una giornata a Roma, la sera, per cenare, ci si può dirigere a Trastevere, dove praticamente in ogni piazza e ad ogni angolo si possono trovare locali tipici. Non c'è bisogno di leggere i menu, che pure sono affissi fuori, di solito scritti a mano, per riconoscere un ristorante tipico romanesco. Basta seguire il naso, e, a volte, anche le orecchie.
Infatti molto spesso si può anche trovare un ristorante con musica tradizionale che, mentre si mangia, consenta di ascoltare i tipici stornelli romaneschi, da quelli più malinconici e sussurrati, adatti ad accompagnare una cena romantica sulla riva del fiume, a quelli più popolani, adatti invece a una serata allegra tra gli amici.
Quando le serate estive lo consentono, e l'aria è sempre dolce all'imbrunire sulle rive del biondo Tevere, si può scegliere di sedersi in una trattoria romana che propone la tipica e dispone di tavolini all'aperto, per poter mangiare in un ambiente piacevole e rilassato, rischiarato non da luci vivide ma da fiaccole e torce, che magari si specchiano nelle stelle e, chissà, nella luna che riflette i suoi raggi candidi sulle onde del fiume.
Molto spesso, non è nemmeno necessario dare le ordinazioni, perché i piatti della cucina tipica romana non sono molti, ma sono semplici e buoni. Un bel piatto di amatriciana, sempre abbondante, o una bella carbonara fatta a puntino; un abbacchio cucinato a regola d'arte che invita a mangiarlo accompagnato dai carciofi alla giudia; o un prelibato maialino al forno annaffiato da abbondante vino rosso, che colora le guance e allieta i cuori.
Non stupirebbe vedere uscire dalla cucina lo "chef": uno di quei tipici donnoni che sanno realizzare la cucina romanesca così come sanno recitare il paternoster, e la cui soddisfazione maggiore è vedere qualcuno che mangia di gusto quello che hanno preparato.
Che si sia con una piccola compagnia, o con molti amici, si potranno gustare i piatti della tradizione insieme all'atmosfera tipica romana, per passare una serata indimenticabile, vicino al Tevere, all'ombra di San Pietro, in una delle città più belle e accoglienti del mondo.
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